Era una fredda mattina del settembre 2020 quando ebbi lo straordinario incontro con questi cinque orsi marsicani, non lontano da uno dei paesini arroccati in questa spettacolare zona degli Appennini. L’orsa “Amarena” con i suoi quattro cuccioli. Incontro favoloso per uno come me che, in punta di piedi, “segue” gli orsi ormai da anni.
Questa sottospecie di orso bruno, che popola le montagne degli Appennini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è sicuramente una delle eccellenze della fauna italiana e purtroppo conta, ad oggi, soltanto una sessantina di esemplari, venendo quindi considerato a rischio di estinzione.
Un lungo istante che mi permise di scattare una serie di fotografie – che non ho mai, fino ad ora, pubblicato – e incrociare lo sguardo con mamma orsa che, vigile e attenta, controllava i suoi quattro cuccioli. Uno di questi cuccioli venne in seguito chiamato “Juan Carrito” (lo vediamo in piedi nell’immagine), e ben presto fece parlare di sè per le sue scorrerie.
Notizia di due giorni fa l’investimento mortale di questo orso che, ormai diventato grande, aveva avuto soltanto la “colpa” di fidarsi troppo del genere umano. Nella sua breve esistenza, infatti, lontano dai fratelli e dalla madre, esplorò in lungo e in largo gli angoli remoti – e non solo – del Parco Nazionale d’Abruzzo, sconfinando ovunque la sua irrefrenabile curiosità lo conducesse.
Confidente, purtroppo tragicamente.
E questo suo girovagare, che indubbiamente ne ha sancito il destino, ci deve ricordare che viviamo e conviviamo con altre specie di cui dobbiamo cercare di garantire e tutelare la sopravvivenza, soprattutto (ma non solo) di quelle a rischio di estinzione.
Che la curiosità di questo orso possa essere un invito, a tutti noi, verso una più forte sensibilità ambientale.
Un brivido mi corre lungo la schiena. Buon viaggio Juan Carrito!
(alcune frasi della parte finale sono ispirate da un testo di Filiberto Ciaglia)